I Monumenti

RIVERGARO - S. Agata
 
SantAgata Siamo nel 1811 e la vecchia Chiesa non solo é insufficiente, ma addirittura pericolante. Questa situazione é descritta nel verbale della riunione del Consiglio di Fabbrica del 6 ottobre 1811:

"Essendo necessaria la riffazione della Chiesa minacciante ruina e per l'angustia, la congregazione della Fabbriceria ha pensato abilitare il sig. Prevosto con il sig. maire Curioni e il sig. Stabellini, tesoriere, per munirsi dell'occorrente onde ottenere l'autorizzazione dal Consiglio di Prefettura o da chi sarà di spettanza, previa però sempre di far rillevare lo stato presente della stessa ed intendere da un Intendente la spesa anche della riffazione con tutte quelle osservazioni che crederanno opportune".

E' il primo passo che dà l'avvio al lungo cammino per la ricostruzione della Chiesa parrocchiale. Ritornando allíavvio delle pratiche per la nuova Chiesa si ha, al principio del 1812, il primo passo concreto.

L'architetto Ing. Fraschina di Piacenza presentò un progetto di Chiesa. La commissione del Consiglio di Fabbriceria l'aveva ritenuto buono e accettato: così si afferma nella adunanza del 5 gennaio 1812.

In questa adunanza comunque si dà lettura di una lettera del conte Ranuzio Anguissola che doveva cedere una certa parte di terreno necessario per l'opera.

Naturalmente anche il Parroco dall'altro lato doveva mettere a disposizione terreno e parte della canonica per far posto alla costruenda Chiesa.

Il 5 aprile 1812 si decide di inviare il progetto Fraschina all'autorità civile. La petizione é redatta in francese; vi si accenna alla assoluta necessità di una nuova chiesa per motivi di statica e di capienza, come é già noto.

LA FACCIATA DELLA CHIESA

Per captare il benevolo assenso del Baron Prefetto del Dipartimento del Taro si accenna alla volontà del Consiglio di Fabbrica e di tutta la popolazione di dedicare la nuova Chiesa a Santa Maria, in omaggio e sotto gli auspici di S.M. l'Imperatrice "nostra augustissima Sovrana" e di far mettere sul portale della Chiesa una iscrizione che faccia menzione di questa circostanza.

Di fatto alla posa della prima pietra, come si vedrà più avanti, questa volontà viene scritta sulla pergamena che fu interrata con la prima pietra. Il Sottoprefetto di Piacenza Caravel incarica l'Architetto di fiducia del Governo Imperiale Antonio Tomba per alcune modifiche strutturali al progetto iniziale.

Nel frattempo é stata posta anche la prima pietra con solenne cerimonia. Esiste in Archivio il documento della Curia Vescovile e una pergamena ricordo, da pochi soldi, forse solo la copia di quella che si usava interrare con la prima pietra.

COSTRUZIONE DELLA TORRE

Nel 1819 la nuova Chiesa si é resa atta all'esercizio del culto divino, ma vi manca il più bell'ornamento e tanto necessario qual'é la torre.

La supplica continua chiedendo di dirimere la questione tra la Fabbriceria e il conte Giovanni Anguissola il quale asserisce essere di sua proprietà il terreno ove dovrebbe essere costruita la torre, il passaggio cioé tra la cinta sua e i muri della Chiesa. La petizione conclude perché si ottenga di poter costruire la torre vicino alla facciata, disposti ad accomodarsi col Conte Anguissola per quello che é giusto.

Finalmente nel 1823, in gennaio, viene risposta positiva tramite l'Amministrazione Generale del Culto e il sindaco Farina lo comunica al Prevosto.

L'INTERNO DELLA CHIESA

L'altare maggiore attuale fu collocato prima dell'apertura al culto della Chiesa. La Visita Pastorale del Vescovo Scribani-Rossi del 1919 lo descrive già al suo posto, magnificandolo come maestoso e bello, come é realmente. Proviene dalla Chiesa di S. Agostino di Piacenza, chiusa al culto.

All'apertura della Chiesa, le parti marmoree delle due cappelle, dette ancone e praticamente tutta la sovrastruttura meno la mensa, provengono pure da s. Agostino.La mensa dell'altare dell'Addolorata fu costruita a Piacenza dal marmorino Ronconi nel 1871 che, nel 1881 fece anche il nuovo Tabernacolo per l'altare maggiore.

Il bellissimo coro <da frati> che é in S. Agata proviene dalla Chiesa di S. Vincenzo di Piacenza; era il coro dei Religiosi Teatini che occupavano la Chiesa stessa prima della soppressione dell'Ordine, avvenuto qualche anno prima.

Il baldacchino pensile sopra l'altare maggiore fu fatto a Piacenza nella bottega dei fratelli Cardinali.

Il simulacro del Cristo morto ha un suo valore artistico e anche di antichità in quanto proviene dalla Chiesa dei Serviti della Madonna di Piazza Cavalli, chiesa soppressa al tempo della dominazione francese e poi abbattuta per far posto alle nuove costruzioni.

I due quadri del Santuario fino a poco tempo fa erano ritenuti uno il martirio di S.Agata l'altro il giudizio di S.Agata

L'affermazione che uno di essi, quello rappresentante il martirio di S. Margherita (non di S. Agata) fosse proveniente dalla predetta Chiesa di S. Margherita in Piacenza, chiesa soppressa, era già stata fatta.

In questa Chiesa esisteva appunto un quadro del pittore fiorentino Sebastiano Galeotti (1676-1741), come riportavano le guide di Piacenza dell'epoca.

 
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